LA TEMPESTA


25 febbraio - 16 marzo 2014

LA TEMPESTA
di William Shakespeare

Regia di Valerio Binasco
Spettacolo della Popular Shakespeare Kompany



Nel ventre del Teatro Vascello prende corpo la tumultuosa ‘tempesta’ shakespeariana, grazie a Valerio Binasco, regista e attore a cavallo tra cinema e teatro.
“La tempesta” è una delle opere più simboliche e più affascinanti di Shakespeare, che seppe dare al testo quell’aurea di sacralità che molti registi teatrali vollero riproporre sul palcoscenico.

Dopo Peter Brook o Giorgio Strehler, anche Valerio Binasco si cimenta con il dramma del mago Prospero, affidando alla sua Popular Shakespeare Kompany la messa in scena de “La tempesta”, in cartellone al Teatro Vascello fino al 16 marzo. La compagnia non è nuova ad operazioni di successo come queste, avendo già riscosso l’apprezzamento del pubblico con “Romeo e Giulietta” con la partecipazione di Riccardo Scamarcio o “Il mercante di Venezia” con Silvio Orlando.

“La tempesta” narra delle disavventure di Prospero, duca di Milano spodestato con l’inganno dal fratello Antonio, in combutta con il re di Napoli, che viene esiliato su un’isola misteriosa insieme alla figlia Miranda. A distanza di anni, Prospero riesce ad attirare sull’isola proprio gli stessi traditori che lo cacciarono via dalla patria, grazie ai suoi poteri di mago e alla schiera di spiriti suoi servi, su tutti il ‘gentile’ Ariel.

In nome ancora una volta di un teatro pop, il regista e attore piemontese mette insieme uno spettacolo essenziale, quasi laconico, nelle scenografie e nelle musiche, ma comunque in grado di arrivare al cuore dello spettatore. Gli attori danno vita a dei personaggi tragicomici, anacronistici negli abiti e a volte nel linguaggio, a tratti dialettale, ma efficaci, perché in grado di convogliare quella commistione di tragico e comico su cui si fonda il testo shakespeariano. 

I temi portanti del dramma, come quello del potere, del perdono, del naufragio fisico e spirituale, vengono resi con forza immaginifica, ma allo stesso tempo stemperati in modo tale da non risultare pesanti o ermetici. Se le pareti rosso sangue della scenografia suggeriscono un’atmosfera di morte e tragedia, gli scagnozzi del re di Napoli, in giacca e cravatta, dall’accento pugliese e napoletano, strappano al pubblico più di una risata, mai sguaiata.

Il personaggio più riuscito, meglio studiato dal regista, è quello di Ariel, lo spirito nobile al servizio del mago: magnetico nelle sue goffe movenze, poetico nel suo saper tratteggiare in aria con le mani il suono di un violino, Ariel domina con delicatezza lo spazio scenico, ergendosi a simbolo di una versione de “La tempesta” d’impatto, potente, simbolica, ma leggera allo stesso tempo.
Irene Armaro