La trilogia degli occhiali

Fino al 23.XII.2011
La trilogia degli occhiali

Dopo l’appuntamento di marzo, torna in scena al Teatro Palladium il teatro fisico di uno dei migliori talenti nel panorama del teatro italiano, Emma Dante.

Sotto il titolo de La trilogia degli occhiali vengono presentate tre pièces indipendenti, ma unite dalla presenza degli occhiali, di cui i protagonisti non sono semplicemente dotati per necessità. Gli occhiali sono talvolta inforcati, talaltra dismessi, avvicinati agli occhi, allontanati, in modo tale da accentuarne volta per volta il significato, nonché il soggettivo bisogno che spinge all’utilizzo di quello strumento. Del resto, questo oggetto ha da sempre catturato l’attenzione dei letterati, dalla curiosa immagine offerta dalla poesia barocca (aggettivo che ben s’addice allo stesso teatro della Dante), all’idea che ne dà la Ortese nel romanzo Il mare non bagna Napoli, di cui senz’altro Emma Dante serba memoria.
La prima piéce della trilogia, ovvero la più estesa, intitolata Acquasanta, inscena il dramma tutto personale di un uomo di cui conosciamo solo il soprannome, o’ Spicchiato (Carmine Maringola), dovuto al riflesso provocato dai suoi occhiali, di cui si serve per scrutare il reale, che non è oggettivo, ma conforme a sé, ai propri desideri. Gli occhiali sono il simbolo della sua “intelligenza sovrana”, arriverà ad affermare il protagonista, poiché gli consentono di modificare il mondo secondo la propria volontà.


Al centro della rappresentazione vi è la solitudine di un uomo che aveva lasciato la terra per abbandonarsi nelle braccia del grande mare, nonostante tutte le angherie a cui un semplice mezzo mozzo poteva senz’altro andare incontro. La sua passione per il mare, dichiarato senza inibizioni, lo renderà in definitiva oggetto di derisione da parte della ciurma.
O’ Spicchiato è ora sulla terraferma, che egli stesso definisce un’illusione – ottica, aggiungerei –, dopo anni vissuti sul mare, al cui ricordo rimane letteralmente attraccato per mezzo delle funi collegate a tre ancore. È ossessionato dalla sua vita passata come mezzo mozzo, di cui rivive le esperienze emotive e corporee: la potenza dell’interpretazione di Carmine Maringola si spinge oltre ogni barriera imposta dalla finzione, tanto da riuscire a consegnarsi all’animo e alla pelle dello spettatore. L’attore è quasi un saltimbanco, un acrobata della recitazione: recita contestualmente la parte del protagonista, del secondo mozzo e del capitano, da cui riceverà la finale ingiunzione di lasciare la nave.
La forza e la profondità del suo canto sciolgono ogni residuo di realtà, conducendolo in un altro universo e intensificando il suo rapporto con quel mare, carico di suggestioni leopardiane, che per lui è un infinito non soltanto spaziale.
Il secondo segmento di questo trittico, Il castello della Zisa, porta sulla scena due donne (Claudia Benassi e Stéfanie Taillandier) animate da movimenti e bisbigli così rapidi ed insensati da apparire schizofreniche. Queste sono impegnate a prendersi cura di Nicola (Onofrio Zummo) che, pur avendo gli occhi aperti, non è in grado di vedere ed è in stato catatonico da quando era bambino, ovvero da quando fu portato via dalla zia Marisa, con cui viveva nel quartiere palermitano della Zisa.


Le due donne, ad un certo punto, gli fanno indossare un paio occhiali. Dopo una serie di stimoli volti a far uscire dallo stato di immobilità a cui Nicola sembrava condannato, questi riprende gradualmente a muoversi, fino a giungere ad uno stadio opposto di incontrollata esagitazione.
Il silenzio è improvvisamente rotto: Nicola racconta rapidamente ma con passione il suo passato e la sua malinconia dovuta alla lontananza dalla zia e dal Castello della Zisa, così alto da sfiorare la luna, dove da bambino aveva cacciato i diavoli, e da cui era ben presto stato allontanato. Gli occhiali sono anche qui un oscuro simbolo di alienazione, disinteresse e rifiuto del reale, per chi ha subito l’annientamento della spirito e del corpo e conosce la realtà solo grazie ai frammenti mitici di un passato distrutto.
L’ultima piéce, Ballarini, ha come protagonista una coppia di anziani (Elena Borgogni e Sabino Civilleri) che, legati da un sentimento antico, si stringono in un abbraccio per abbandonarsi in un accorato lento. Segue poi la dolce e pacata euforia per l’avvento di un nuovo anno: l’orologio da taschino di lui si carica di un duplice significato, perché la malinconia per l’avanzare del tempo si mescola all’allegria per l’arrivo di un nuovo anno da trascorrere insieme. Da un baule, l’anziana donna estrae attimi di un passato nel quale, abbandonata la maschera dell’anzianità, entrambi si immergono ripercorrendone i momenti salienti.


Gli eventi rievocati nella rappresentazione scenica si susseguono in modo disordinato (il matrimonio, la nascita dei figli, la gravidanza, la passione, il primo incontro): tale è, del resto, l’azione di recupero di attimi impressi nella memoria.
In Ballarini gli occhiali vengono inforcati solo nella giovinezza, quando ancora era tutto da vedere e si era per così dire affetti da una particolare miopia, ovvero l’impossibilità di immaginare il futuro, che si vive solo durante la piena giovinezza o nei momenti di intensa felicità.
Uno scroscio di applauso fa da cornice agli spettacoli de La trilogia degli occhiali, che vanta la presenza di artisti a tutto tondo sia sul palcoscenico che dietro le quinte.

vincenza accardi

Acquasanta
testo e regia: Emma Dante
con Carmine Maringola
luci: Cristina Fresia
foto: Giuseppe Distefano
produzione: Sud costa occidentale; Teatro Stabile di Napoli; CRT
collaborazione: Théâtre du Rond-point

Il castello della Zisa
testo e regia: Emma Dante
con Claudia Benassi, Stéphanie Taillandier, Onofrio Zummo
luci: Cristina Fresia
foto e grafica: Carmine Maringola
produzione: Sud costa occidentale; Teatro Stabile di Napoli; CRT
collaborazione: Théâtre du Rond-point

Ballarini
testo e regia: Emma Dante
assistente alla regia: Manuela Lo Sicco
con Elena Borgogni e Sabino Civilleri
luci: Cristina Fresia
foto e grafica: Carmine Maringola
produzione: Sud costa occidentale; Teatro Stabile di Napoli; CRT
collaborazione: Théâtre du Rond-point

Dal 13 al 23 dicembre 2011
La trilogia degli occhiali
testo e regia di Emma Dante
Teatro Palladium
Piazza Bartolomeo Romano, 8 - 00154 Roma
Orario: dal lunedì al sabato ore 20.30; domenica ore 16.00
Ingresso: intero € 26; ridotto € 16; studenti Roma Tre € 8
Info: tel. +39 0645553050; www.romaeuropa.net;