Dylan Dog secondo Alessandro Biotta
“Dylan Dog avrà qualcosa da dire finchè l’uomo continuerà a farsi domande sulla vita e sulla morte”.
L’arte della sceneggiatura approda nel fumetto. Alessandro Biotta, giovane artista romano arriva alla redazione della Sergio Bonelli Editore e firma le tavole di Dylan Dog. Una figura conosciuta e apprezzata dai lettori della serie, che seguono da decenni le vicende dell’omonimo investigatore del paranormale, creato da Tiziano Sclavi. Così il fumetto made in Rome arriva in una realtà unica, poliedrica e cosmopolita.
Dylan Dog è un fumetto horror-fantasy italiano, ambientato a Londra ed esportato nel mondo; la Dark Comics ha pubblicato la versione inglese negli Stati Uniti, La Ludens la ha pubblicata in Croazia ed è presente ad opera di altre case editrici, anche in Serbia, Danimarca, Olanda, Polonia, Spagna e Turchia. Un successo internazionale, nato nel nostro bel paese. Probabilmente l’affermazione della serie è merito, oltre che della struttura ed i disegni, anche della trama molto semplice ed articolata al contempo. Il protagonista è un uomo singolare, che dopo un passato scandito da abusi, violenza e dolore, decide di reinventare la sua vita ed il suo lavoro. Risorgendo dalle sue ceneri, crea Dylan Dog, l’ indagatore dell'incubo.
Un personaggio squattrinato, che sfida la tradizione con una vena di surrealismo e uno spirito anti- borghese, ma senza retorica. I suoi vestiti sono semplici e sempre gli stessi, (ha comprato dodici capi di ogni pezzo dopo la morte della donna amata): camicia rossa, giacca nera, jeans blu. Persino durante le piogge londinesi, non ha mai indossato un soprabito o utilizzato un ombrello, considerando la sua convinzione che un cappotto "avrebbe rovinato il suo look", e che l’ ombrello è un -inutile invenzione-.
Un attore di carta atipico, ex alcolista, vegetariano, animalista con l’hobby del modellismo e la passione per il clarinetto e la poesia. Quasi la re-incarnazione di un eroe romantico, un attuale Don Chisciotte che combatte mostri reali e perbenismi della società invece dei mulini a vento, affiancato come da copione, dall’amico/assistente Groucho.
Alessandro Biotta, classe 1977, ha firmato diverse storie di Dylan Dog, rivalutando l’arte del fumetto, erroneamente considerata minore.
L’arte del fumetto ha origini antichissime, ne troviamo esempi in varie epoche, dalle vetrate illustrate delle cattedrali gotiche alle scene sequenziali della vita di Gesù e del calvario, sino alle miniature manoscritte medievali, alle illustrazioni dei testi antichi greci e latini e addirittura, per qualcuno, sino alla preistoria, e specificamente alle pitture rupestri, che per prime mescolavano immagini per significare resoconti di caccia, vita quotidiana o determinate idee o desideri.
Il termine "fumetto" si riferisce alla "nuvoletta", simile a uno sbuffo di fumo, utilizzata per riportare il dialogo tra i personaggi (detta in inglese balloon). Nonostante il termine "fumetto" abbia dato il nome, in Italia, al mezzo di comunicazione stesso,tecnicamente è un linguaggio costituito da più codici, tra i quali si distinguono principalmente quelli del testo (esemplato tramite i così detti fumetti o le didascalie) e dell'immagine (per mezzo di illustrazione, colore, prospettiva, montaggio), i quali insieme generano la categoria della temporalità (armonia, ritmo, narrazione). Una struttura di arte sequenziale, come la ha definita Will Eisner, che si traduce in una "letteratura disegnata", in quanto è in larga parte utilizzato a fini narrativi. Lo sceneggiatore romano, A. Bilotta non solo narra le sue storie, ma le immagina e vive le sue fantasie, rendendole reali. I protagonisti esplorano vari aspetti dell’animo, figure inusuali, delicate e cruente al contempo, capaci di attirare e intimorire il lettore.
Nel numero 10 del volume, “Dylan Dog colore Fest”, (uscito il 23 Aprile 2013), contenente quattro storie complete, è possibile seguire le peripezie del celeberrimo indagatore che lotta contro i propri incubi ed il proprio assistente personale, Groucho in una Londra surreale e post apocalittica.
La firma è quella di A. Biotta.
“Dylan Dog è stanco e invecchiato”, spiega lo sceneggiatore, “accetta quel che sembra un facile incarico: eliminare uno zombie che terrorizza le strade di Londra”.
Ma le cose non vanno come previsto, anzi precipitano e la realtà assume fattezze inaspettate, Groucho, viene morso e contagiato dal morto vivente, iniziando il suo cammino verso l’eternità .
Ha così inizio, “ Addio Groucho”, un capitolo nuovo nella saga dell’indagatore dell’incubo, un viaggio buio in cui la fine sembra già annunciata. Pagine avvincenti, in cui il solito bianco e nero è sostituito da cangianti colori che rendono le scene vivide e reali.
Le altre storie presenti nel volume sono: “La banda maculata di Serra e Bignamini; “ I giorni oscuri” di Caccivio e Cestaro; “Doppia identità” di Gualdoni e Raimondo.
Un occasione per gli amanti del genere horror- fantasy. Infatti l’autore trascina Dylan Dog in uno spazio temporale futuro, descrivendone invecchiamento fisico e mentale in modo magistrale. Una spy story completa che narra gli eventi in una cronologia perfetta e sincopata, trascina il lettore nella dimensione perfetta del fumetto, facendolo partecipe delle gioie, dolori e stupori dei protagonisti. Gli eventi odierni vengono collegati con vecchi episodi, come da copione. Un viaggio unico all’interno di un fumetto cult che ha fatto nascere un nuovo genere ed è stato spunto per nuove storie.
Del resto, come ha affermato A. Biotta: “ Penso che il fumetto migliore sia quello che sfrutti tanto il mezzo tanto da non essere adattabile in altre forme, né ne sia debitore. Miro a questo quando faccio un fumetto”.
Fabiana Traversi