David Stewart
Shape
Dal 7.V. al 27.VI.2013
Galleria Anteprima d’Arte Contemporanea
Roma
In-decisione, orgoglio britannico, ironia e radici punk. Tutto questo è David Stewart, che attraverso l’obiettivo fotografico lavora su forme e colori, presentandoci un universo surreale, fatto di equilibrismi e accostamenti arditi.
Il fotografo David Stewart (Lancaster, 1958) , finalista per il miglio ritratto della National portrait Gallery di Londra, approda a Roma per presentare la sua prima personale capitolina.
La mostra, Shape, presentando nove nuovi lavori, tra cui alcuni inediti, raccoglie le forme della sua arte.
Le opere, raggruppate dalla curatrice Camilla Boemio, sono divise in due sale dall’allestimento asciutto che rimandano al white cube, e sono incentrate principalmente sullo studio delle forme e del colore, traducendosi in quadri di vita quotidiana tra l’ironico e il perturbante, intrisi di stranezza e humor inglese. I colori accessi, quasi psichedelici, che caratterizzano atmosfere surreali e rarefatte, creano un mondo dall’estetica unica, originale ed ammaliatrice, che fa da sceneggiatura per la storia dell’arte.
I personaggi creati da D. Stewart svelano la loro natura inglese anche attraverso la scelta degli ambienti, interni ed esterni.
Le origini dell’artista scandiscono l’essere dei personaggi, dal modo di vestire agli atteggiamenti. Un micro mondo rappresentato alla perfezione e che vive in ogni nuovo scatto. Ogni fotografia somiglia ad un quadro che esprime in sé identità culturali, speranze e riflessioni sulla realtà e la società odierna. Un’arte che riflette il quotidiano da angoli atipici ed unici.
“Cabbage” ad esempio, apre una nuova visione della società, proponendola come un vegetale composto da numerose parti. Ogni frammento è connesso agli altri, ma svela nella sua unicità personaggi e situazioni nuove, creando un unicum artistico.
La Galleria Anteprima d’Arte Contemporanea che ospita la mostra, basa la propria ricerca artistica puntando sull’inedito e la qualità. L'ambiente espositivo è semplice e curato, ogni dettaglio crea la giusta differenza. Le fotografie colorate e vivide prendono vita sulle candide mura, creando un mix artistico unico. L'allestimento e la creazione della mostra sono state grazie realizzate dalla sinergia tra il dott. Luigi Di Gioia e la curatrice Camilla Boemio. Una donna che ha trasformato la sua passione per l'arte contemporanea nel proprio lavoro, a cui si dedica con amore e professionalità. Creando un esperienza e curriculum unico nel suo genere.
Ne parliamo insieme a lei in un intervista esclusiva per Cuspide Magazine realizzata da Fabiana Traversi.
Come è nata la passione per l’arte?
Fin da piccola sono sempre stata attratta dall’ arte visiva. Mi ricordo che memorizzavo i lavori che vedevo dei cataloghi e dei libri di mia madre, quando andavamo nei musei mi dilettavo a riconoscerli ed a meravigliarmi delle dimensioni reali rispetto a come l’immaginassi, o le diversità delle tonalità / sfumature che cambiavano nelle stampe nei libri.
La "Tempesta" del Giorgione così intensa, credevo fosse enorme. Quando la vidi a Ca’ Rezzonico rimasi colpita perché era piccola, ma comunque catalizzante.
Avevo solo cinque anni …
E come la ha accompagnata negli anni?
Spaziando dall’arte dei secoli passati (soprattutto il Rinascimento e l’Anti – Rinascimento) al Novecento – ed avendo continui scambi con artisti ed intellettuali.
Lei si è laureata con una tesi sul corpo nell’arte…da dove nasce questo progetto?
E’ stato un progetto complesso, nel quale ho avuto collaborazioni con più di un docente.
Ho iniziato la tesi di ricerca dalla trasformazione dei costumi delle donne nel Settecento, il corpo come affermazione del ruolo sociale (la martire, la favorita del Re, l’ intellettuale ed attivista nei salotti); nella quale nella seconda parte ho scritto del decennio degli anni’ 90 ed i suoi grandi protagonisti: da Matthew Barney a Orlan.
Ha riscontrato più differenza o similitudini nel mondo dell’arte francese e quello italiano?
In realtà non conosco molto dell’ ambiente dell’ arte Francese, perché all’ epoca era molto giovane e la mia vita era molto raccolta nel contesto Universitario.
Negli anni successivi ho viaggiato negli Stati Uniti ed in Inghilterra, potrei in modo corretto dare un feedback più corretto tra il mondo Anglosassone e quello Italiano.
Come valuta il rapporto tra la società e l’arte? Quella italiana in particolare? E cosa pensa dell’arte italiana?
Trovo l’arte sia fondamentale, la cultura nella sua totalità lo è.
Uno Stato che ha realmente caro l’interesse dei suoi cittadini deve potere garantire una maggiore meritocrazia, ed una libertà mentale che si acquista con una consapevolezza culturale.
La Ginevra di Rousseau, o l’Atene di Aristotele, dovrebbero essere il parametro ideale nel quale costruire una democrazia, un aspirazione nella quale l’ arte contemporanea dovrebbe essere un modo naturale di rispecchiarci nel nostro presente.
Ogni Università, negli Stati Uniti, ha il proprio museo nel quale gli studenti possono vedere mostre del Novecento o dei giovani artisti.
Senza continuare citando il MOMA, la LACMA, l’HAMMER Museum …
In Italia il genio è presente, ma c’è carenza nel fare sistema.
Negli ultimi anni moltissimi curatori, critici ed artisti Italiani hanno dimostrato quanto il talento e le capacità Italiane siano fondamentali in staff internazionali, in direzioni di Musei, in Biennali …
Soprattutto considerando che ha da poco preso parte alla Biennale di Venezia.
Sì, sono Deputy Curator del Padiglione Nazionale delle Maldive, Disappearance as Work in Progress – Approaches to Ecological Romanticism Curato dal CPS – Chamber of Public Secrets (Alfredo Cramerotti, Aida Eltorie , Khaled Ramadan) , alla 55a Biennale di Venezia.
Per la prima volta le Maldive sono presenti alla Biennale di Venezia, con un topic importante: il cambiamento climatico.
Il Padiglione delle Maldive è uno spazio eco-estetico, una piattaforma per gli attivisti, gli artisti e i pensatori. Oltre alla mostra permanente alla Fondazione Gervasuti, un fitto calendario di presentazione di libri, talks, collaborazioni internazionali, performances e mostre brevi si susseguiranno nei sei mesi.
L’intenzione è di fornire una significativa esperienza estetica e la profonda conoscenza del concetto di romanticismo ambientale contemporaneo in relazione alla natura e alla cultura delle Maldive. In questo modo, il pubblico può applicare le proprie conoscenze e le esperienze quotidiane per la comprensione e l’apprezzamento di questo particolare caso ambientale.
Nel padiglione Maldive, Lei è stata la prima curatrice e critica di arte di origine marchigiana, a rivestire un ruolo curatoriale in un padiglione nazionale. Un esperienza notevole, ci racconti.
Anche se per me non esistono confini , e siamo un poco tutti figli di quella generazione di fruitori democratici di : Facebook , Twitter , Skype …
Provenire da un luogo periferico, nel quale la cultura è una strana ‘ attrattiva ‘ rende più complessa la propria strada.
Per questo, ancora, inserisco la mia provenienza …
La Biennale di Venezia è un momento incredibile, nel quale convergono le maggiori eccellenze internazionali.
Tra l’ altro ritengo, questo anno , fosse una Biennale di grande importanza – una sorta di grande spartiacque, un momento decisivo nel quale sono state inserite le basi linguistiche di cosa sia oggi l’arte contemporanea, ‘Il Palazzo Enciclopedico‘ di Gioni è un è progetto magistralmente costruito.
Inoltre Lei ha da poco curato la mostra di David Stewart Shape nella galleria Arte Contemporanea a Roma. Che tipo di esperienza ha rappresentato per lei?
Un'ottima esperienza, i lavori fotografici di David Stewart piacciono moltissimo sia alla stampa, che hai visitatori. Tra l’ altro per la prima volta sono stati esposti due fotografie della serie In- Decision .
E’ stata una piacevolissima opening nella quale non sono mancati i momenti di grande humour Anglosassone!
Riflessioni e pensieri che la hanno accompagnata durante l’allestimento?
Nove lavori, di varie serie di Stewart che ripercorrono i suoi ultimi anni di serie realizzate, ben calibrati nel contesto architettonico della galleria, uno spazio particolarmente elegante, duttile e dal bellissimo parchè Art Nouveau.
Che ne pensa della giovane galleria?
La trovo una delle più interessanti, tra le giovani gallerie della Capitale.
Un vantaggio che non sia ubicata al piano terra, che si trovi al terzo piano. E’ come se l’ approccio che le persone hanno nei confronti delle mostre della galleria sia diverso, ovvero quando si è ubicati in contesto facilmente raggiungibile chiunque si stente quasi autorizzato a vivere la frequentazione quasi di passaggio, in questo caso assisto sempre lusingata all’ ottimo afflusso di visitatori e di collezionisti.
E del ruolo dell’arte moderna nella capitale?
Per quanto riguarda l’arte moderna rimane uno dei luoghi per me iconici è la Galleria D’ Arte Moderna di Villa Borghese.
Anche il sistema dell’ Arte Contemporanea romano sta vivendo un momento particolarmente consapevole e poliedrico.
Suggerimenti per un giovane artista?
Viaggiare, scegliendo delle residence mirate in spazi interessanti. Sperimentare, studiare e forgiarsi una linea coerente.
Suggerimenti per un giovane curatore?
Viaggiare, affinare la propria ricerca e fare squadra.
Fabiana Traversi
In Italia quest’anno D. Stewart ha partecipato all’ottava edizione di Fotografia Europea, il festival di Reggio Emilia, dedicata al tema del cambiamento. Il suo esordio nel mondo della fotografia è legato alla scena punk, avendo immortalato con il suo obiettivo gruppi come The Clash e i Ramones, ed è in questi primi lavori che comincia ad emergere fortemente il suo stile, oggi molto riconoscibile, fatto di colori accesi e atmosfere rarefatte. Le sue visioni e le sue costruzioni sceniche gli sono valse la finale al concorso per il miglior ritratto della National Portrait Gallery di Londra.
Il lavoro di questo artista anglosassone è contrassegnato da un uso quasi scultoreo della luce, dei colori e dei contrasti stessi; nelle due opere presenti della serie In-decision, scattate in due sale di un ospedale in disuso della campagna inglese, luci e attrezzature dialogano tra loro in un malessere latente, mentre le geometrie delle posture e del designer creano perfette simmetrie, esaltate dall’uso sapiente degli abiti indossati dai vari personaggi immortalati. Sicuramente una delle parole-chiave di tutti i lavori di Stewart è stranezza: stranezza degli accostamenti, come nel caso di Hugh and chicken in profile in cui un signore dalle fattezze tipicamente inglesi e una gallina vengono rappresentati di profilo e messi a confronto (dunque emula prima l’uomo o la gallina?) ma anche armonia delle forme, come in Ballet Chair, nella quale una donna tenta di imitare l’andamento curvilineo di una sedia, e armonia dei colori (donna e sedia “indossano” gli stessi). Bellezza eterea, donne impalpabili e linee rette che tagliano la figura sono protagoniste in Woman Reclining. I ritratti, come Pheasant Girl (Game),sono generalmente tutti ambientati in contesti inusuali: una donna in primo piano stringe due fagiani guardano verso il vuoto in un’aula universitaria deserta. Anche qui è inevitabile l’effetto straniante, come l’uso magistrale dei colori e degli “abiti di scena”, ma l’elemento ironico riemerge sempre, come in Soldier Camouflage, in cui un soldato si mimetizza con lo sfondo, scoprendo delle scarpe bianche da golf.
La decadenza risalta nell’immaginario fotografico di Stewart, e il suo essere britannico emerge nella scelta dei soggetti e dei set che li ospitano. L’uomo mimetizzato è forse una critica al sistema militare, un elogio al mimetismo estremo o un semplice divertissement cromatico, ma non c’è mai un’interpretazione chiara o definitiva. Tra sdrammatizzazione e critica della società la linea di confine è labile e sottile, ma David Stewart con questi lavori rivela di essere un perfetto funambolo del digitale, tra texture intense ed equilibrio delle forme.
Curatrice sala:
Camilla Boemio, nel suo sito si descrive così: “Marchigiana con origini cecoslovacche inglesi. Laureata alla Sorbona in Storia dell'Arte con una tesi di ricerca sul corpo nell'arte contemporanea con un'analisi storico/filosofica, e laurea in Scienze Politiche indirizzo Internazionale in Italia.
Successivamente inizia una ricerca curatoriale e critica d’arte contemporanea. Si occupa principalmente: delle avanguardie internazionali, del filone Arte / Scienza, della fotografia e della video arte. Lavora e ha contatti internazionali, soprattutto, negli Stati Uniti e in Inghilterra.
Sviluppa progetti d’arte contemporanea in: musei, Fondazioni, gallerie ed Istituzioni, collaborazioni per la curatela di mostre, e collaborazione con l’università (es : l’ISWA European Project con l’Università Politecnica delle Marche).
Tra le mostre curate: MNEMOSYNE - L'Atlante delle immagini(group show) Centro Arti Visive Pescheria in collaborazione con il 45^ Festival del Cinema di Pesaro 2009,CITIES - Places Visionaires (group show) Auditorium Arte Parco della Musica preview della Festa dell' Architettura Roma 2009., After the Crash (group show) Botanical Garden di Roma ISWA European Project 2011, Cities (group show) TAM 2011, South Bay di Los Angeles, California,
Natural/UnNatural show per Co/Lab realizzato ad ART – PLATFORM LOS ANGELES 2012.
Eleonora Vinci
Per maggiori informazioni:
Si ringraziano la curatrice Camilla Boemio ed il dottor Luigi Di Gioia per la loro disponibilità.